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		Trento, 27 luglio 2006 
        GINO GEROLA, UN MAESTRO DI SCRITTURA. E DI UMILTA’ 
       di Sandro Boato  
        da l’Adige di giovedì 27 luglio 2006 
      Ho conosciuto molto tardi Gino Gerola, su indicazione di  Andrea Zanzotto. Non ho dunque un titolo d'amicizia da spendere per ricordarlo  adeguatamente nelle sue diverse sfaccettature, nella sua lunga militanza  letteraria, nella triplice esperienza torinese, toscana e trentina. Soltanto  nell'ultimo decennio l'ho gradualmente scoperto, seguendolo da Trento in  qualche incontro pubblico, negli ultimi articoli, lettere e scritti letterari,  e in un rado ma impegnativo scambio epistolare. Gino è stato - oltreché uno  scrittore in versi e in prosa di grande professionalità e sensibilità e di  eccessiva modestia - uno degli ultimi esempi di una specie scomparsa con la sua  generazione: quella dei maestri della scrittura (come anche di altre arti),  capace anzitutto di leggere in profondità, di usare la maieutica socratica e la  critica letteraria, con precisione e autorevolezza, anche nella poesia, dov'è  facile perdersi e banalizzare. Al di là delle assenze istituzionali la grande  partecipazione alla cerimonia funebre di Folgaria è apparsa un segno di  riconoscimento di un artista molto amato. 
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